martedì 3 gennaio 2012

Quali gli effetti della liberalizzazione delle aperture domenicali e festive?

Con l’arrivo del nuovo anno sarà effettiva la totale liberalizzazione degli orari commerciali stabilita dal decreto “salva Italia” Non più quindi una limitazione alle sole città d’arte ma la possibilità per negozi e ipermercati di aprire 24 ore al giorno, la domenica e in tutte le festività laiche e religiose, patrimonio della nostra cultura.
Con un andamento dei consumi caratterizzato da un trend negativo, determinato dalla crisi economica, di cui non si intravede una inversione di tendenza, la decisione di deregolamentare le aperture commerciali non sembra essere dettata da una particolare logica.
In una fase di recessione, che aggredisce i livelli occupazionali e  da una manovra economica caratterizzata dall’ aumento della tassazione, che erode fortemente il potere di acquisto delle retribuzioni, sperare che orari di apertura più elastici possano determinare un aumento dei consumi sembra una teoria piuttosto fantasiosa.
Di sicuro questa liberalizzazione, a nostro avviso danneggerà l’occupazione, perché chiuderanno centinai di imprese piccole e grandi che non potranno reggere la concorrenza, e le nuove assunzioni non compenseranno che in minima parte i posti di lavoro persi. Si rischierà un ulteriore effetto di svuotamento dei centri storici,all’interno dei quali in virtù dell’attuale  legge regionale era possibile derogare all’obbligo di chiusura domenicale anche e soprattutto per una attenzione particolare al piccolo commercio che garantiva un servizio specifico alle esigenze del turista. Crescerà la precarietà, già oggi a livelli intollerabili. I consumi non aumenteranno con l’estensione degli orari, ma si sposteranno dal commercio “debole” a quello “forte”, il famoso effetto che ha prodotto WalMart negli Stati Uniti e non solo.
Chi pagherà il costo nascosto di questa liberalizzazione? Pagheranno i lavoratori di tutta la filiera che interessa il commercio: dall'operaio agricolo che raccoglie il pomodoro nei campi al camionista che trasporta la merce nei magazzini di smistamento, dal magazziniere preparatore che invia la merce nei supermercati al commesso, all'addetto che alle 6 del mattino pulisce il supermercato. Danneggerà i lavoratori del settore che passeranno le festività e le domeniche dentro un supermercato a parità di retribuzione in quanto le aziende chiedono sempre più disponibilità ma a parità di salario.
Fortunatamente il Contratto nazionale, il cui rinnovo è stato fortemente determinato dall’azione della Fisascat Cisl, ha riconosciuto ai lavoratori part time una maggiorazione per il lavoro domenicale del 30% ed ha riconosciuto ai lavoratori full time il diritto di lavorare al massimo il 30% delle aperture domenicali e festive annuali salvo diverse previsioni a livello territoriale attraverso accordi di secondo livello.
E’ chiaro che a questo punto la nostra azione di tutela dei lavoratori/lavoratrici del settore sarà orientata a pretendere la totale applicazione del CCNL e nello sviluppare una contrattazione integrativa che sia in grado di valorizzare economicamente il lavoro domenicale su base facoltativa, in maniera tale da salvaguardare quei lavoratori che non intendono sacrificarsi ulteriormente ma allo stesso tempo che sappia valorizzare coloro i quali in tempo di crisi necessitano di un salario adeguato per le loro esigenze familiari.



                                                                      


                                                                                  Il Segretario Regionale Fisascat Cisl
                                                                                              Valerio Natili