mercoledì 30 agosto 2017

Soluzioni avventate o un salto di qualità delle relazioni industriali in Umbria?


La Fisascat Cisl Umbria intende esprimere tutta la sua vicinanza e solidarietà ai lavoratori delle aziende umbre che si trovano in questo momento a vivere situazioni di crisi che rischiano di determinare la perdita di centinaia di posti di lavoro.
In un momento particolarmente complesso per l’economia regionale, nonostante una lieve inversione di tendenza dei principali indicatori macro economici a livello nazionale, l’Umbria continua a vivere momenti particolarmente difficili sul fronte occupazionale. 

E’ proprio in momenti come questi che il sindacato, e la Cisl in maniera particolare, devono essere in grado di avanzare proposte costruttive in grado di salvaguardare la produzione ed i livelli occupazionali in essere.
Chiaramente per avanzare proposte all’altezza della situazione bisogna essere in grado di osservare le tendenze dell’economia globale e di capire, all’interno di essa, quali sono i margini di azione per le imprese del nostro territorio. 

Allo stesso tempo bisogna essere all’altezza di osservare le differenze tra imprese ed imprese, in Umbria coesistono aziende multinazionali al fianco di un variegato mondo dalle dimensioni piccole, piccolissime ed artigiane.
Vi sono aziende che competono nel mercato globale ed altre che annaspano nel sempre più stantio mercato nazionale e locale, per cui ogni proposta che viene avanzata deve essere chiaramente calata nel giusto contesto di mercato nel quale ogni impresa si trova ad agire. 

In questa calda estate abbiamo letto di soluzioni fantasiose, che vanno dal dare ai giovani un reddito di inclusione legato a lavori socialmente utili, al prevedere un senso di responsabilità sociale delle imprese che diano la disponibilità ad assumere lavoratori ultra cinquantenni in cambio di incentivi economici, fino all’ultima, in ordine cronologico, che propone di reinternalizzare le attività date in appalto a ditte terze. Tutte queste proposte passano a nostro avviso per una logica redistributiva che difficilmente potrà confrontarsi con il mercato all’interno del quale le imprese operano, proporre incentivi economici di natura regionale per imprese e lavoratori ha poco senso, in quanto esistono già adeguati strumenti previsti dal livello nazionale. 
Quello che serve all’Umbria è prendere coscienza che nel mondo bisogna essere in grado di competere per poter essere attrattivi, ne devono prendere coscienza le Istituzioni, le Associazioni datoriali ma anche e soprattutto il sindacato.
Un sindacato al passo con i tempi non si batte per redistribuire il lavoro, ma si batte per pretendere occupazione di qualità legata ad aziende competitive che con la loro capacità di competere mantengono o meglio ancora acquisiscono quote di mercato. La continua difesa dell’esistente, e l’inadeguatezza a porsi l’obiettivo di cambiare, per trovare soluzioni adeguate, sta determinando solo ed esclusivamente un progressivo peggioramento degli indicatori economici e delle condizioni di lavoro. 

Una regione che per decenni si è retta sul sistema Cave-Cemento-Case, ed intorno ad esso ha costruito il sistema di potere Umbro non è più in grado di proporre soluzioni adeguate.
Noi crediamo che per provare ad uscire da questa situazione sia necessario costruire un’ampia alleanza delle parte sociali, perché solo partendo dalla condivisione delle problematiche si potranno avanzare quelle proposte utili alle imprese ed ai lavoratori. 

Quello che serve in Umbria è un salto di qualità nelle relazioni tra imprese e sindacato, partendo ognuno dalle proprie esigenze, nel rispetto reciproco dei ruoli, le parti sociali potranno avviare quel confronto necessario con le Istituzioni per pretendere un programma di lungo periodo in grado di dare una prospettiva a chi, in Umbria, ha deciso di restare, ma anche e soprattutto a quei giovani che meritano di poter vivere il loro futuro in una regione a cui non mancano le potenzialità per competere. 

giovedì 24 agosto 2017

Cambio appalto asili nido di Gubbio, peggiorano le condizioni economiche per le operatrici


La Fisascat Cisl Umbria, manifesta tutta la sua preoccupazione in merito alla situazione venuta in essere a seguito della gara per la gestione del servizio degli asili nido del Comune di Gubbio. Tale preoccupazione è determinata dal peggioramento delle condizioni economiche che le operatrici della Cooperativa Progetto Asili Gubbio subiranno a seguito del cambio di gestione. Tutto ciò è la conseguenza della mancata clausola di salvaguardia delle condizioni economiche acquisite nel tempo dalle operatrici, infatti il bando di gara per la gestione del servizio prevedeva in carico al soggetto subentrante solo ed esclusivamente l’obbligo di mantenere il personale in essere. Nell’incontro di ieri presso la Cisl di Perugia, la cooperativa Kairos che si è aggiudicata il servizio ha manifestato tutta la sua disponibilità al reimpiego del personale, ma non ha dato altre disponibilità in merito all’inquadramento  in quanto non vincolata da alcuna previsione contrattuale contenuta nel bando. A seguito di ciò le lavoratrici subiranno una riduzione media di un terzo del proprio stipendio, ma in molte dovranno anche subire una riduzione dell’orario di lavoro a seguito del minor importo economico posto per la gestione del servizio e per la riduzione del numero di bambini che andranno nei vari asili nido del Comune di Gubbio. Con tale operazione di fatto si crea un danno economico rilevante alle operatrici e un forte svilimento delle loro loro professionalità, in quanto chi accetterà continuerà a svolgere lo stesso lavoro ma con una forte riduzione dello stipendio. La Fisascat Cisl Umbria, dopo aver attentamente  osservato il bando di gara  si trova a dover prendere atto come, ancora una volta, sui servizi di Welfare, nella nostra regione, si sia aperta una concorrenza di fatto basata solo ed esclusivamente sui costi del personale, che  sta determinando un progressivo disconoscimento delle professionalità che da anni svolgono servizi di tutela ed assistenza ed un progressivo peggioramento delle condizioni economiche degli addetti nel settore. Oltre a tutto ciò dobbiamo mettere in evidenza come a nostro avviso ci sia una volontà politica dietro alla produzione di questi bandi di gara che vengono prodotti in maniera seriale dalle diverse Amministrazioni Pubbliche, come se a scriverli sia la stessa mano, quella mano che quando scrive i bandi, con la testa  si preoccupa di garantire un servizio all’utenza ma non si pone minimamente il problema di come retribuire chi quei servizi li svolge. In pratica le Amministrazioni in questo modo mantengono i loro servizi, ma chi li finanzia è chi ci lavora in quanto costretto a mantenere il lavoro a condizioni economiche sempre peggiori.        

martedì 8 agosto 2017

Flussi turistici Umbria non si attenua la crisi del settore




Riportiamo l'analisi della Regione Umbria sui flussi turistici dei primi 5 mesi dai quali si evince la situazione di estrema gravità del settore che a nostro avviso necessita di una azione specifica finalizzata a ridare slancio e vigore ad un settore centrale per l'economia regionale che non può più essere affrontato senza un'azione politica programmata e di lungo periodo.

I flussi turistici dichiarati dalle strutture ricettive umbre nel periodo Gennaio – Maggio 2017corrispondono a
    656.632            arrivi
1.560.441            presenze
con una variazione percentuale rispetto allo stesso periodo 2016 pari al -25.15% negli arrivi e -15.41% nelle presenze.
A livello regionale si registra un calo più consistente dei flussi dei turisti italiani -29.29% arrivi e -16-61% presenze) rispetto a quello dei turisti stranieri -12.65% arrivi e -12.35% presenze).
Negli esercizi alberghieri si riscontrano nel complesso variazioni negative pari al -25.28% negli arrivi e -16.28% nelle presenze, determinate da un serio calo dei flussi dei turisti italiani (-30.19% arrivi e -18.25% presenze) a fronte di una diminuzione minore degli flussi dei turisti stranieri (-11.45% arrivi e -10.81% presenze).
Situazione simile negli esercizi extralberghieri dove si registra complessivamente un calo del -24.83% negli arrivi e -13.99% nelle presenze; diminuiscono in misura più consistente i flussi dei turisti italiani (-27.21% arrivi e -13.75% presenze), rispetto a quelli degli stranieri (-16.22% arrivi e 14.54% presenze).
Quanto alla distribuzione media dei turisti, il 61.5% ha preferito soggiornare in strutture alberghiere, mentre il 38.5% ha preferito alloggiare in strutture extralberghiere.
L'Indice di utilizzo medio delle diverse tipologie ricettive risulta, a livello regionale, pari al 14.1% -12.86% rispetto al 2016, il comparto alberghiero evidenzia un'occupazione media del 25.4% (-12.01%); mentre nell'extralberghiero si registra un'occupazione media dell'8.3% (-12.33%).
La permanenza media si attesta nel complesso sui 2,4 giorni (+13.01%); è di 2.1 giorni negli esercizi alberghieri (+12.05%) e di 3.2 giorni negli extralberghieri (14.42%)
Le principali correnti italiane nel periodo considerato sono Umbria (incrementata notevolmente dai terremotati alloggiati temporaneamente in strutture ricettive), Lazio, Lombardia, Campania, Toscana ed Emilia Romagna; le principali correnti straniere sono USA, Germania, Cina, Regno Unito, Francia e Paesi Bassi.