venerdì 4 marzo 2016

Lotta ai contratti pirata nel Commercio


Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl Uiltucs Uil  e Confcommercio dell’Umbria, insieme a CGIL Cisl e Uil hanno iniziato un percorso di confronto con la Direzione regionale del Lavoro per affrontare il delicato tema del dumping contrattuale, che incide pesantemente anche in Umbria. 
A seguito dei primi due incontri tenuti, sia con la Direzione regionale che con gli ispettori, i sindacati confermano l’intenzione di proseguire in questo percorso per arginare e cancellare l’uso distorto di “contratti pirata”, fatto da organizzazioni sindacali e associazioni datoriali non rappresentative e quindi non legittimate. 
Le parti firmatarie del contratto nazionale TDS denunciano con forza l’illegalità di contratti nazionali di lavoro al massimo ribasso che nel commercio prevedono, oltre alla cancellazione della 14esima mensilità, anche la perdita di tutele e diritti previsti dal contratto collettivo di riferimento, stipulato da Filcams Cgil , Fisascat Cisl  e Uiltucs Uil con Confcommercio.
Le parti intendono dunque informare e coinvolgere tutte le imprese del territorio, per evitare che siano attratte dalla possibilità di applicare una riduzione del costo del lavoro che, però, fa automaticamente diventare l’azienda inadempiente rispetto alle normative e alle certificazioni vigenti, Durc compreso. 
Le organizzazioni sindacali denunciano con forza quei fantomatici sindacati di comodo (creati solo a vantaggio di qualche consulente) che trovano legittimità nell’apparente possibilità di firmare contratti di lavoro al massimo ribasso. Una pratica che, oltre ad essere illegale ed esporre le aziende al rischio di molteplici azioni giuridiche, droga il mercato e determina una competizione scorretta fra le stesse imprese. 
Le OO.Ss. vigileranno, dunque, per impedire che si verifichino forme di ricatto verso i lavoratori, costretti a firmare verbali di conciliazione (fatto già verificatosi in Umbria), anche perché, questi accordi, oltre ad essere estorti con il ricatto del lavoro, sono giuridicamente non validi, perché in palese violazione dell’articolo 2103 del codice civile, che esclude la conciliazione da parte dei lavoratori in materia di salario e diritti per il futuro (si può conciliare solo sul pregresso). 
La direzione regionale del lavoro si è impegnata al mantenimento di un tavolo di confronto per monitorare e arginare questo fenomeno. Fenomeno reso possibile solo perché non è ancora pienamente esigibile l’accordo sulla rappresentanza e rappresentatività, che Cgil, Cisl e Uil hanno firmato con Confindustria, Confcommercio e centrali cooperative (alle quali si aggiungeranno le altre associazioni maggiormente rappresentative). Un accordo che toglierà qualsiasi alibi a chi usa etichette di rappresentatività senza averne i requisiti, sopra la pelle dei lavoratori.