giovedì 5 novembre 2015

Verso lo sciopero della Grande Distribuzione


 

Lo sciopero organizzato per i rinnovi dei CCNL di Federdistribuzione, della Distribuzione Cooperativa e di Confesercenti è oramai alle porte. Sabato 7 novembre 2015 i lavoratori e le lavoratrici del settore incroceranno le braccia anche in Umbria chiedendo a gran forza il rinnovo del loro contratto di lavoro oramai scaduto da 22 mesi.

Le segreterie provinciali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Perugia, così come quelle di Terni, da giorni sono impegnate in una massiccia attività di assemblee sindacali che si sono tenute in tutti i negozi della provincia, da nord a sud, da Perugia a Città di Castello, a Spoleto, senza dimenticare piccoli negozi di piccole comuni come possono essere Norcia o Cerbara.

Solo per quello che riguarda il settore della Distribuzione Cooperativa, le assemblee sono state più di 40 e altrettante per la Grande Distribuzione Organizzata.

La partecipazione alle assemblee è stata in alcuni casi massiccia, in una sola tenutasi presso un grande punto vendita di un noto centro commerciale hanno partecipato oltre 100 lavoratori. Anche in altri siti commerciali o singoli punti vendita vi è stata una grande, interessata e movimentata partecipazione.

I lavoratori e le lavoratrici sono veramente arrabbiati, cosa che come è noto non succede spesso in un mondo del lavoro così frastagliato, isolato e poco avvezzo alle cronache ed alle grandi lotte sindacali. Poco avvezzo perché, molto spesso i dipendenti di questo settore operano in negozi con meno di 15 persone, molto più ricattabili dei colleghi delle grandi fabbriche o del settore pubblico, lavoratori che oramai non conoscono più la parola festa, domenica, conciliazione tempi di vita e di lavoro. Lavoratori spesso part time, moltissime donne, con stipendi che si aggirano intorno ai 1000 euro ma più spesso ai 600, con il quale non riescono più a mantenere se stessi e meno che meno una famiglia. Non chiedono molto questi lavoratori, se non il diritto a veder rinnovato il loro contratto con un giusto aumento salariale, non diverso da quello dei loro colleghi di Confcommercio che hanno visto rinnovare il contratto alcuni mesi orsono, senza lasciare sul tavolo delle trattative il minimo dei diritti che al tempo del job’s act ancora conservano. Il diritto alla malattia e quello alle maggiorazioni se si lavora di domenica o nei festivi o in straordinario. Ad oggi dei 4 contratti per le attività commerciali, solo quello di Confcommercio, infatti, è stato rinnovato, così che a parità di lavoro e mansione c’è chi guadagna di più e chi di meno. Questo è il motivo per cui parte del mondo del commercio non sarà chiamato allo sciopero domani. Si rimane ancora più basiti se, a non rinnovare il contratto nazionale sono anche le centrali cooperative, che dell’eticità e dei diritti dei lavoratori dovrebbero farne la loro bandiera.

Allo sciopero del 7 novembre, qualora non si dovessero riaprire i tavoli di contrattazione, seguirà un ulteriore sciopero il 19 dicembre prossimo.

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