giovedì 31 ottobre 2013

Al collasso la rete dei concessionari FIAT in Umbria


La crisi economica incide pesantemente sul mercato automobilistico e tutto ciò determina ricadute estremamente negative sui livelli occupazionali delle concessionarie di automobili della nostra regione.

Il crollo verticale delle immatricolazioni auto che, a livello nazionale, fino a settembre era pari a meno 8,4% rispetto all’anno precedente e ben 11,7% in meno per quanto riguarda FIAT, su base regionale si tramuta in una diminuzione complessiva delle auto immatricolate di oltre 3000 vetture di cui ben 530 in meno sono quelle della casa torinese.

Il risultato di tali numeri ha determinato nella rete delle concessionarie FIAT umbre un vero e proprio collasso che nell’arco temporale compreso tra Maggio ed Ottobre 2013 ha visto andare in crisi prima il Gruppo Centralmotor di Terni, attualmente  in concordato con 83 lavoratori  in cassa integrazione in deroga a zero ore, l’Auto 2 di Todi che ha licenziato 10 addetti e ultimo a Perugia Safi Autotipo che ha dato seguito a 52 licenziamenti.

Precedentemente già la concessionaria Pucci di Foligno era stata assorbita dalla SAFI ed oggi a seguito dei 52 licenziamenti la filiale di Foligno sarà chiusa definitivamente.

Pertanto la situazione attuale vede in pratica le piazze di Terni e di Foligno non più presidiate da concessionarie FIAT, mentre quella di Perugia, dove SAFi faceva la parte del leone essere contesa dalle uniche due realtà ancora esistenti vale a dire Satiri e Marchi.

La Fisascat Cisl è fortemente preoccupata per le modalità con cui si stanno determinando tali riorganizzazioni, nessuno ci ha mai illustrato un disegno complessivo di quelle che sono le reali intenzioni commerciali di FIAT in Umbria e di come si voglia riorganizzare il panorama delle concessionarie in un contesto del mercato dell’auto fortemente ridimensionato.

L’unica cosa che siamo riusciti a percepire è che ogni concessionario agisce autonomamente e pone in essere le soluzioni che ritiene più adeguate alla sua sopravvivenza, per cui in un contesto cosi disaggregato il destino dei dipendenti è rimesso alla sensibilità del singolo concessionario.

Per cui ci siamo trovati di fronte a situazioni in cui si sono utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali possibili per non mettere in atto soluzioni drastiche nei confronti dei dipendenti, ed altre in cui tale sensibilità non c’è stata preferendo tagliare sul personale e proporre accordi di pagamenti degli arretrati economici dovuti ai dipendenti fino a periodi di 18 mesi, con la speranza che l’azienda sia in grado di sostenere e mantenere tali impegni.

Purtroppo dobbiamo segnalare come anche in questo ambito quello che manca, o che non si vuole portare all’attenzione del sindacato è una visione o un progetto di ampie vedute, che sia in grado di definire una strategia che vada oltre l’ordinario e in grado di dare prospettive, per cui anche nel piccolo della nostra regione (ammesso che piccolo si possano definire 150 persone senza lavoro!!!) tocchiamo con mano la crisi di un paese che subisce una involuzione e che senza una politica industriale adeguata uscirà dalla crisi con le ossa rotta, sempre che dalla crisi l’Italia e l’Umbria siano in grado di uscire.

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